La canzone di Carla

Agata

Vorrei che ogni anziano avesse sul comodino il suo libro, vorrei che fosse prescritto, come e più di una cura. Vorrei che fosse un diritto, per continuare ad essere un nome, una storia, un viaggio unico, irripetibile da guardare con occhi pieni di rispetto di chi non vede un finale anonimo, ma una storia.

La mia mamma è in una Rsa, ha bisogno ormai di assistenza in tutto, le poche parole che dice e il suo sguardo per noi figlie e nipote sono però una finestra spalancata sul passato e sulla sua identità… e dentro ci troviamo ancora tutti i pezzi, di lei, di noi e della storia di famiglia. Sta scivolando via, ma a volte come un’onda, torna e ci regala una traccia inconfondibile di sé. 

In questa nuova sua “casa” ci sono persone attente, alcune più espansive e amorevoli, altre semplicemente, ma non banalmente, professionali. Sul comodino della stanza di mia madre c’è posato un libro speciale ” La canzone di Carla” scritto da mia sorella, con e grazie a Memoràmia, un libro che racconta tra scritti e fotografie, la sua vita attraverso gli occhi di molti che l’hanno incontrata: familiari, amici e colleghi appartenenti a diversi momenti e contesti…un libro che si scrive non per la vecchiaia, ma per custodire le storie.

Che questo libro fosse prezioso già lo sapevo, ma non avevo capito quanto fino a che un giorno è sparito dal suo posto; tutti lo cercavano, non si trovava. Un giorno ci si accorge che lo stava leggendo il medico della struttura. Non era la prima volta che qualcuno lo prendeva in mano e lo sfogliava o, semplicemente commentava la foto e il libro guardandolo. Noi familiari sappiamo chi è mia madre, noi la sappiamo! Ma chi ogni giorno la cambia, la cura, la imbocca e vede quell’ ormai piccola, dolce persona, come ne vede tante… chi vede?

Quanto siamo anonimi senza la nostra storia?

A volte nelle corsie degli ospedali o nelle strutture, guardi gli anziani nei letti e sembrano un po’ come i neonati… apparentemente uguali.  I cuccioli richiamano sguardi attenti alla ricerca delle particolarità che li renderanno unici… gli anziani hanno già costruito la loro unicità, è solo che è un po’ impolverata. Quanto cambia lo sguardo, l’attenzione degli altri, il modo di parlare, se oltre a vedere un anziano da accudire si vede il suo cammino? Cambia il senso della dignità che gli si riconosce, cambia quanto ci si può rispecchiare in lei.

Ringrazio Memoramia per questa idea delicata e profonda, Emanuela per averlo scritto, Simona e Maria per averlo riempito del loro amore puro e tutte le persone care che hanno inciso lì un tratto di storia della strada e dell’identità di mia madre. Vorrei che ogni anziano avesse sul comodino il suo libro, vorrei che fosse prescritto, come e più di una cura. Vorrei che fosse un diritto, per continuare ad essere un nome, una storia, un viaggio unico, irripetibile da guardare con occhi pieni di rispetto di chi non vede un finale anonimo, ma una storia.

Mia madre si chiama Carla… e ha un libro sul comodino.

Paola Casalgrande

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